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Goccia tardiva

trascurata sentinella scintilla

                        sulla soglia d’oscillazioni

di là d’orme impetrate

 

                                         senza cardine

                             a voltolare

                                                     

stilla dal fuso di stalattiti

                                         mammelle del ghiaccio

e luce fu

                             un’altra volta

                                                      inconclusa

                                                                            eretta

uno specchio convesso

una cerva tombolare nel pozzo -

surge

s’urge

a martellate

atterrate sulle labbra

scoscese d’una madre

l’itterica daga

d’esto sano destrombellicato

lo scarto alla culla sicco

ché llenta sfonda la macchina

finch’aggrinchiata torno lo stecco

d’una megera

svignarsela

rentro il cavo

della polvere,

nemmanco l’amovenza

me sorride.

 

Eco

                   materia rattiene e sfiuta

alla zampata leprina che eride l’infantil fatale

e fe’ tamburo delle mie terga

la mia tribù, flessa come una chiocciola

rinterrizzita da ferrosi vapori d’eoni nei campi -

guercia fonia

questa gramigna strugliafossa

intr’ossa dis-corde soppesata dal vento -

 a specchio del rosso vescicolare

ascesso d’un tramonto

ho modellato come un memoriale

di scivolosa argilla la nostra ascesi

eppur ‘sì ripida ‘sì zoppa

nella cornice della gola.

                   

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